martedì 20 maggio 2014

INSONNIA



  Questa storia è dedicata a Te.
A Te che non riesci a prendere sonno, che la notte ti giri e rigiri sul letto.
  Questa storia è dedicata ai sonnambuli, ai laboriosi, agli insonni, a chi le ha provate tutte, ma proprio tutte, per riuscire a dormire.
Questa, Tenebrosi del dopo mezzanotte, è la Storia della Buonanotte.
  La stanza è buia.
  C’è silenzio.
Manca poco e mi addormento. Lo sento, il sonno che arriva; lo sento correre veloce, partire dalle gambe, espandersi guardingo sul torace e giungere prepotente al cervello. Mi piace.
  Ecco, gli occhi si chiudono.
Sta arrivando…
Sta arrivando…
  Tok tok
Sta…
arrivando…
  Tok tok
Sta…
  Tok tok
Da sopra. La vecchia. La vecchia con i tacchi delle quattro del mattino.
  Tok tok
Non ascoltarla. Criceto, dormi.
  Ecco, ha smesso.
Lo scarico del cesso gorgheggia.
  Si mette al letto.
Bene. Non è niente. Ultimamente dormi bene, non prendi più le pasticchette naturali, quelle con estratti di semi di griffonia simplicifolia, radice di valeriana e vitamina B6. Eh.
  La griffonia favorisce il normale tono dell’umore e insieme alla valeriana supporta il rilassamento e il benessere mentale. La vitamina B6 contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso e alla normale funzione fisiologica”.
  No no no, non pensare.
  L’armadietto dei medicinali, potrei alzarmi e prenderne una. Ci vorrebbe un attimo.
Il foglietto illustrativo è inutile.
  Dormi.
  Non muoverti dal letto, se lo fai è la fine. Dovresti controllare di nuovo tutto e sai, sai, il tempo che impiegheresti a farlo.
  Trenta minuti esatti, minuto più minuto meno.
Assapora il sonno. Hai sonno, hai dormito poco sabato sera e domenica non hai recuperato niente.
  Domani devo alzarmi presto. Ci sono le ricevute da stampare, serve attenzione, lo sguardo vigile del Principale puntato addosso.
  Dovrò sorridere.
  Occhi aperti.
Avrò spento il computer?
  Zzzzz
No.
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
La zanzara no.
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Si avvicina.
  Sotto le coperte.
  Non. Potrà. Pungermi.
I tappi.
Allungo la mano verso il comodino.
Cade tutto.
  Non importa, i tappi li ho presi, quelli gialli e bianchi.
Orecchio sinistro.
Orecchio destro.
  Avrò spento il gas?
Devo dormire.
Secondi? Ore? Minuti?
Inspira, espira.
Rallenta il cuore.
  Tu tum
  Tu tum
  Tu tum
Batte.
Calore. Uscire, via dalle coperte.
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Okay.
Tremo.
Ingabbiato nella cassa toracica il cuore batte senza tregua.
  Non pensare. È l’unica soluzione. Non c’è altro da fare. Annullare i pensieri, il sonno arriverà.
  Avrò controllato le prese?
Cancella tutto. Ci sei? Gioca con il vuoto. Bravo, ora crea l’uomo. Fallo camminare, se riesci ad entrare in dormiveglia mezzo lavoro l’hai fatto.
  Una fase, Signori, perfetta… quando il sogno si mischia alla realtà.
L’uomo cammina, non è un uomo, è un bradipo. Un bradipo ubriaco che corre nella foresta. Ecco, la mente va. Crea.
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Maledetta!
  Sarà spento il termosifone?
Stupido, stiamo a fine maggio, sono mesi che è spento.
  Sì ma… e se non fosse così? Se invece fosse acceso? E se sopra il termosifone ci fosse uno straccio? E se il calore bruciasse lo straccio? E se lo straccio bruciato provocasse un incendio? E se io mentre tutto brucia stessi dormendo e non mi accorgessi di niente? E se, ormai sveglio, vedessi le fiamme? E morissi arso vivo solo perché non ho controllato che il termosifone fosse spento?
  Mi alzo. Via i tappi. Due controlli e torno al letto, giuro.
Criceto, zitto.
  Cammino piano.
Salotto.
  Il termosifone è okay, la valvola segna Zero. Controlla bene. Non ci sono stracci. Bravo.
  Dai un’ultima occhiata.
Le prese. Maledizione le prese.
  Elia, hai già guardato.
Mi abbasso.
È staccata sì.
  Torna al letto.
Il computer deve essere spento. Negli anni ottanta lo chiamavamo calcolatore.
PERCHE’?!??!?!
Perché deve essere spento? In tutto il mondo migliaia di persone lasciano il portatile acceso di notte!
  E se ci fosse un cortocircuito?
  E il fuoco tornasse?
La spina è staccata.
  Via dal salotto.
I documenti li hai controllati.
Le chiavi di casa?
  Cazzo sono le due.
  Devo dormire.
Ci sono tutte?
                     Le
                         chiavi
                                   di
                                      casa.
  La porta sarà chiusa?
Controlla, tanto ormai…
  In cucina.
Frigorifero.
Forno a microonde.
Il gas.
Il gas tocca ispezionarlo tre volte. E anche le manopole. Ho un impianto vecchio io. Meglio dare un’occhiata sì, come no.
Uno
Due
Tre.
  In bagno. La tazza. Ci escono i topi.
L’acqua.
Se l’acqua uscisse rischierei di morire annegato.
  La racchetta antizanzare. L’ho comprata dai cinesi. Potrebbe surriscaldarsi, potrei morire. Bene. Bravo, accertati che il tasto Off sia selezionato.
Le chiavi di casa…
Le ho già…
Io odio i controlli.
  Posacenere.
  Sono passate ore da quando ho fumato.
  Sì ma…
eselasigarettanonsifossespentaelecarteprendesserofuocoelatendabruciassepotreianchemorire
  In camera.
  Chiudo la porta.
Le luci.
Ho lasciato tutte le luci accese.
  Sto impazzendo.
Impazzisco ogni notte.
  Corro.
  Mi fiondo nel letto.
Chiudo gli occhi.
Il corpo è pesante. Il piede è pesante. La gamba è pesante. La pancia è pesante. La schiena è pesante. Le spalle sono pesanti. Il collo è pesante. La testa è pesante.
Sprofonda.
  Training autogeno dimmerda.
Sono sveglissimo.
  AIUTO!
Potrei leggere.
  Zzzzzzzzzzzzzz
Guardare la televisione.
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Masturbarmi.
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
  Devo dormire.
Domani mi uccideranno, i troll rideranno di me, l’Uomo-Che-Parla-Con-La-Stampante mi scruterà assieme alla sua stampante, la figlia del Principale mi strangolerà.
  Sudo.
Le quattro del mattino.
  Tra poco ho un infarto. Mi formicola il braccio sinistro. Mi troveranno morto tra dieci giorni in questo letto. Spero venga gente al mio funerale; vorrei un bel funerale pieno di amici con tutti i parenti e tanta musica e molte pizzette e lo spumante il buon vino l’amaro quello che piace a me. Vorrei i fiori, taaanti fiori. No, non i fiori, preferisco i sassi, come fanno gli ebrei, ché i sassi durano per sempre. I fiori muoiono.
  Sette ore sono molte. Che perdita di tempo. Meglio tre.
Rilassati, quante volte ho passato due quattro giorni senza dormire. Con tutte le feste che mi sono fatto, mica ho paura io eh. Sono un uomo ormai. «Il mio ometto!», direbbe la mamma.
  Chiudo gli occhi.
Sotto alle coperte.
  Il cuore cede.
I tappi.
Eccoli.
Mettiti a nanna.
Dai.
Ti scongiuro.
  Bravo.
  Così.
Basta annullare ogni cosa, lasciarsi trasportare dai pensieri e capire l’importanza di chiamarsi Elia Mangiaboschi.
  Sì, stai andando.
Le zanzare volano alte.
Pungiglioni di ovatta.
  Ecco. Arriva.
La bicicletta volteggia libera nell’aria blu i pappagalli ad inseguirmi solo l’oscuro dentista e l’uomo che pochi piani sopra al mio copre la sua finestra con il panno nero nascondendo segreti inconfessabili e cuscini di mollette rosse gialle verdi.
Ora.
Dormo.
AAAhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh

  Suona la sveglia.
  Il sole filtra timido.
Le sette.
Altri cinque minuti, ti prego.
  Apro gli occhi.
  Sono vivo.
E la vedo.
La vedo! La causa della mia insonnia! Il mostro che per tutta la notte mi ha torturato! È lì, adagiata sul comodino, gonfia di sangue. Il mio sangue. Dorme la bastarda.
  Io ti uccido.
Alzo il libro. Voglio la chiazza di rosso stampata sulla copertina, un monito per le altre. Un monito per tutte voi.
  Abbasso di scatto il romanzo, le pagine sfregano nell’aria. Un colpo deciso, secco, da Dominatore. Darwin ce l’ha insegnato. Sorrido maligno.
  Ora e sempre.
  Buonanotte.

1 commento:

  1. prova a prendere un gatto... darà lui la caccia alle zanzare di notte... tu dovrai solo preoccuparti di non pensare ai suoi balzi sulla tua schiena ;-)

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