mercoledì 21 giugno 2017

CHIUSO PER FERIE



  Anche quest’anno, come tutti gli anni, il blog mio chiude per ferie.
GRANDE PUFFO: Ammettiamolo, ‘sta botta n’è che il Mangiaboschi è stato tanto bravo.
IL CRICETO: Dici?
GRANDE PUFFO: Dico dico. Anche da qui, da dove manovriamo il diletto, la Stanza dei Bottoni nel cervello suo, di robe ne sono successe.
SIGMUND FREUD: Ricordiamo però che all’adorato in questi mesi sono cambiate tante cose…
UNA MOSCA: Di conseguenza…
SIGMUND FREUD: Non ha avuto tanto tempo di scrivere.
  Quindi perdonatemi, Amici & Amiche, ma davvero quest’anno…
  «Scolastico», mi fa Ganesh, il mio amico immaginario.
  «Scolastico, scusa testa d’elefante, c’hai ragione».
…Non ho avuto troppo tempo.
  Ma prometto che da settembre sarò più puntuale, più diligente, ma che dico! Più disciplinato!
  Ci si rivede quindi il 12 settembre con un nuovo incredibile e fantastico Racconto del Martedì. Scusatemi ancora.
  Restate collegati.
  E buon sole.

mercoledì 3 maggio 2017

MIA



  «Mesi», mi fa Ganesh.
  «Mesi già.»
  «Però ora ci sei.»
  «Sì sì.»
  «Che ne dici di raccontarla?»
  «Sicuro?»
  «…»
  «Okay.»
Amici & Amiche, Signori & Signore, il prode Elia Mangiaboschi, vostro diletto e adorato, signore degli ultimi che tutto può…
GRANDE PUFFO: Ecchepalle. Puffiamo subito al sodo. Non stiamo a perdere tempo, quel che abbiamo da raccontare ha del fantastico…
PIERO ANGELA: Nonostante la scienza non sappia ancora spiegarsi certi fenomeni.
FEDERICO MOCCIA: Quali l’amore…
EDGAR ALLAN POE: …E i fantasmi.
MASTRO LINDO: …Ma soprattutto perché nella Stanza dei Bottoni da cui manovriamo Elia ci sia tutto ‘sto casino.
BATMAN: Colpa della Kundalini, te lo dico io. Sbracata sul divano a bivaccare che è una bellezza…
  …Vi sta per narrare ciò che gli è successo.
KARL MARX: Ma andiamo con ordine.

CHRISTOPHER VOGLER: Il problema di ricominciare a scrivere dopo qualche mese è uno, riuscire a riprendere il giusto ritmo senza che il lettore se ne accorga. Elia, essendo una frana, prova non poca fatica. Se adesso lo poteste vedere, in questa uggiosa giornata di pioggia di fine aprile, vi farebbe quasi pena, chino sul computer, a pigiare tasti, davanti alla grande finestra. Ma notereste pure la paranoia che lo assale ad ogni singolo rumore, sia esso un cigolio di porta, il ticchettio della pioggia o anche semplicemente lo scarico del bagno.

  Ci riprovo. La comincio ‘sta botta.
GRANDE PUFFO: Ecco bravo, puffala dal parco.
  La giornata è calda, nonostante la primavera non sia ancora arrivata. Sono seduto sull’erba e leggo l’ultimo libro del mio autore preferito, Irvine Welsh, che io ci sto proprio in fissa. Inforco gli occhiali da sole come quei tipi americani e leggo leggo leggo.
  Poi la vedo.
È seduta a pochi metri da me su un telo rosso con una serie di elefantini stilizzati disegnati alla meno peggio. Anche lei legge. La osservo un attimo, come rapito. Ha i capelli scuri che le cadono lisci sulle spalle e gli occhi neri che sembrano quelli di una principessa di un film di bollywood.
  «Cazzo è della terra mia questa qui», mi fa Ganesh.
Il colore della pelle, un bel caffèlatte chiaro, mi trascina improvvisamente via. Le labbra sorridono e si muovono un pochino mentre sfoglia le pagine del libro. Le dita, lunghe e affusolate, toccano la carta per un momento. Poi si porta il libro al naso e lo annusa.
FEDERICO MOCCIA: Ohhh.
MICHAIL BAKUNIN: Ed è qui che il nostro adorato, Compagni, si innamora.
SIGMUND FREUD: Ché ‘sta tipa qua fa la stessa roba che fa lui. Annusa i romanzi.
DYLAN DOG: Con me ha imparato, gli piaceva l’odore della carta mia, ricordate? Ché era un bamboccino di sette anni e ci metteva un mese esatto a leggere novantotto pagine di fumetto.
CARL GUSTAV JUNG: Adorava l’odore tuo, della carta. Ci sarebbe pure da analizzarla un po’ ‘sta cosa.
LA VECCHIAIA: Anche adesso. Annusa tutti i libri che legge.
LA MOSCA: Come lei…
FEDERICO MOCCIA: L’amore è fatto di cose stupide, di quelle cose che non hanno senso, magari, che fanno sorridere o scuotere la testa ma che in quei momenti diventano bellissime.
KARL MARX: Ecco no, le frasi farlocche da romanzo rosa no. Buttiamolo di sotto a ‘sto stronzo.
  Mi perdo proprio e il libro mi cade dalle mani; rimango così, con la bocca sbracata giù e osservo la sua, di bocca, le labbra soffici e carnose che si aprono in una piccola risata.
  Cristo è bellissima cazzo.
Alza lo sguardo.
  Ops.
Mi sorride.
GRANDE PUFFO: Daje! Daje è fatta!
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: La sposeremo e avremo tanti bambini con il tubo che gli nasce dal terzo occhio, mica no! E li faremo crescere sott’acqua nel mare blu! Felici & contenti!
IL NEURONE: Diremo NO alla droga! E all’alcol!
GRANDE PUFFO: Presto preso, mettiamo ai comandi uno fico!
KARL MARX: Uno che ci capisce di donne!
SERGENTE HATMAN: Uno sciupafemmine!
DAWSON LEERY: Eccomi, sono pronto!
  Ammicco.
  Sei mia.
GIACOMO LEOPARDI (che ha sempre la faccia di Elio Germano): Dawson, fai vedere che legge, che è uno colto, che si dà arie. L’intellettuale del parco il nostro adorato.
  Alzo il libro.
DAWSON LEERY: Ora abbasso di poco lo sguardo, con quegli occhi da grand’uomo che solo Elia sa fare. Ecco, così… piano piano. Concentrato. Bene, tolgo gli occhiali. Incrociamo gli occhi… sì… dai…
SERGENTE HATMAN: L’indiana è nostra palle di lardo! Nostra! Oggi lei, domani il mondo!
SIGNOR SPOCK: Per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima.
  Oh, mi sorride proprio eh.
  Io qua mi sono innamorato. È fatta. È mia.
Si alza.
  Ora che faccio? Che dire?
SERGENTE HATMAN: Il ragazzo è in difficoltà! Muovetevi muovetevi! Occhio aperto pronto?
SIGNOR SPOCK: Pronto!
SERGENTE HATMAN: Bocca in giù?
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Pronta!
SERGENTE HATMAN: Sguardo da bel tenebroso?
DYLAN McKAY (quello di Beverly Hills 90210): Pronto!
SERGENTE HATMAN: Spalle dritte?
GIACOMO LEOPARDI (che ha sempre la faccia di Elio Germano): Giuro, ci sto lavorando signore!
SERGENTE HATMAN: Cuore aperto?
YOGI BHAJAN: Sempre aperto!
SERGENTE HATMAN: Vai Dawson, crediamo in te figliolo!
  Faccio per alzarmi, la ragazza si avvicina…
  poi lo sento. Un suono oscuro alle mie spalle. La voce… un orribile stridio infantile. Mi volto. C’è una bimba che corre felice. La tipa mi supera e l’abbraccia.
  Porcapaletta.
SIGMUND FREUD: Sarà la figlia.
CARL GUSTAV JUNG: Sicuro.
  Le osservo. Hmmm. C’è qualcosa di strano. Toccherebbe indagare. Non torna. La ragazzina è bianca come un cencio.
NELSON MANDELA: Questo è razzismo bello e buono.
IL CENCIO: Nei confronti di noi cenci e di tutte le stoffe discriminate.
  No davvero è proprio bianca e anche mezza bionda.
GRANDE PUFFO: E ci credo, starà con uno di quei culturisti da quattro soldi che passano il tempo a gonfiarsi i muscoli con le droghe là, gli sterecosi. Uno di quei biondini del cazzo con gli occhi azzurri e il capello a spazzola. ‘Stemmerde. Lo dicevo io! A puffare tutto il tempo con la Play e i cicchetti invece che iscriversi a palestra. Ché adesso Elia avrebbe due muscoli coi fiocchi e sai quanto rimorchiava? E invece guardatelo! Guardatelo su! Un tisico cazzo!
  Il morale crolla a terra. Finalmente mi ero innamorato!
IL CRICETO: La donna della nostra vita!
  La donna della mia vita… sposata. Con una figlia. Chissà poi quanti figli avrà questa qua. Sicuro una ciurma, co’ ‘sto stronzo patinato da copertina di Playboy ‘affanculo mannaggia.
LA VOCE DI DIO: Non scoraggiarti figliolo… vedrai, ne troverai altre.
  È che a me con ‘ste donne va tutto male, mica no. Pure Anita, Lettori & Lettrici, ve la ricordate? Tutto storto mi va.
  «‘Fatti un raccontino su quella dovevi pure scriverlo eh», mi dice Ganesh.
  «Sì, pure la storiella mo…»
Il mio amore ritorna verso il telo suo. Io già mi immaginavo matrimoni esotici e feste di quattro giorni.
  «Ché viene dalla terra mia e mi facevo fare pure una mega statua con la proboscide lunga due metri e tutta gente che lanciava fiori! Ti immagini?»
  «Testa d’elefante scusa, ma non ti basta il tatuaggio che m’hai costretto a fare al braccio?»
  «Stolto umano, io ho bisogno di amore. E di curcuma.»
Poso il libro a terra. Guarda come si abbracciano, ‘sta bimba del cazzo e la tipa. Le odio a tutte e due.
  «Ricordi cosa dicevi sempre a vent’anni? ‘Sono innamorato dell’amore ma non di chi me lo può dare’. Rammenta sempre gli insegnamenti del passato, sempre…»
  «C’hai ragione Ganesh. Meglio accannare tutto e andarsene a casa dal coinquilino, casomai gli è avanzato uno spino di quell’erbetta là.»
  Mi volto un’ultima volta a guardare il mio amore perduto.
E.
Anche lei.
Guarda.
  Poi mi sorride veloce, prende per mano la ragazzina e se ne va.

  Trovo Simone seduto a terra, a gambe incrociate, che recita un mantra qualunque.
  «Secondo me dovresti provare anche tu, con lo yoga dico. Sicuro poi la tizia ti guarda. È indiana. C’hanno pure il ministro dello yoga in India.»
  Ha ragione Ganesh. Senza dire una parola mi siedo accanto al coinquilino, lo sguardo concentrato, il potere del terzo occhio che già scorre in me.
  «Rakhe rakhenahaar app baria gur ki peri paa-eh kaaj savaarian…», comincio.
  «Ecchecazzo!»
  «Oh, Simone. Devo imparare lo yoga. C’ho bisogno di Kundalini, si deve dare ‘na svegliata».
  «Cristo Elia, il mantra si recita, non si urla.»
  «Insegnami ti prego, sarò il tuo discepolo devoto!»
  «Che hai?»
  «E che ho. Devo fare yoga. Tutto qui».
  «Elia…»
Cosa dire? Raccontare al mio amico del mio amore incredibile? Rivelare che ho conosciuto la donna della mia vita? Che voglio sposarmi? Che lo lascerò solo a pagare l’affitto? Che già immagino il colore delle stanze e tutto l’arredamento shabby? Che a lui e al pinguino che ha squattato il cesso li voglio come testimoni di nozze? Che già so il nome di mia figlia? Che la vedrò crescere bellissima e diventare un’importante avvocato che difende gli ultimi? Che tutti ci ameranno perché saremo la famiglia più bella del mondo? Che da oggi in poi scriverò solo storie d’amore smielate e romantiche? Che vincerò lo Stega con ‘ste storie d’amore? Che ho il cuore in subbuglio e non ci capisco più niente? Che l’amore vince sull’odio e adesso finalmente capisco le parole di Silvio Berlusconi?
FEDERICO MOCCIA: Il mondo è fatto di cuori che volano nell’aria!
GIACOMO LEOPARDI (che ha sempre la faccia di Elio Germano): Tornami a mente il dì che la battaglia d’amor sentii per la prima volta, e dissi: Oimè, se quest’è amor, com’ei travaglia!
  «Mi sono innamorato».
  «Eh?»
  «Innamorato Simo’. I-nna-mo-ra-to. C’hai presente?»
  «Tu?»
  «Oh, mo non è che è una cosa così strana.»
  «E di chi? Se mi è concesso.»
  «Di una tizia vista al parco. Con una figlia. Bionda. Già mi sta sul cazzo. La figlia, non lei.»
  «Ah! A fare l’amante eh? Birbantello! Io una volta l’ho fatta ‘sta cosa, dopo un po’ ti rompe il cazzo. All’inizio però è eccitante. Giuro. E a cosa ti serve lo yoga?»
  «È indiana».
  «E quindi?»
  «Beh…»
  «Mo non è che in India fanno tutti yoga eh».
  «Cazzo, mica ci avevo pensato. L’India è grande, forse non è neanche induista».
  «Non ascoltarlo Elia! Lei adora me, adora me!», mi fa Ganesh.
  «L’hai conosciuta?»
  «No, che sei matto? Ma ci siamo guardati», ammicco.
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Elia è troooppo fico.
GRANDE PUFFO: Elia gioca ancora con i pupazzetti, deficiente. Questo è il mondo moderno, i giovani d’oggi rimorchiano subito. Mica no. C’hanno le app loro. Instagram. Mica cazzi. Pubblichi una foto e il gioco è fatto.
  «‘Scolta a me. Domani vai al parco, ti avvicini quatto quatto e le chiedi come si chiama. Con una scusa qualunque. Che ne so. Portati una palla e lanciagliela addosso. O il frisbee, se lo lanci bene la becchi in pieno. O il cane, porta il cane. Il cane rimorchia ‘na cifra».
  «Ma noi non abbiamo un cane.»
  «No, ma abbiamo un pinguino».

  Il giorno dopo sono al parco con il pinguino al guinzaglio, lui grugnisce un poco ma ci sta, ché gli ho spiegato la situazione e m’ha fatto capire che era d’accordo.
  Il pinguino nostro, Amici & Amiche, è un animale intelligente, giunto da noi per conquistare il mondo e sterminare tutti gli uomini, un essere superiore dotato di raziocinio, evoluto ecco. Certo, non ha il dono della parola ma con le pinne sue si fa capire. Mettergli il collare non è stato semplice col becco lungo che si ritrova, però alla fine ce l’abbiamo fatta. Io lo adoro il pinguino mio.
  Siamo arrivati al parco con la Vespa di Simone, prestata per la grande occasione e al pinguino, che non era mai stato su una Vespa, la cosa è piaciuta non poco.
  Ci sediamo sull’erba soffice e aspettiamo, entrambi con gli occhiali da sole, a ripararci dal sole appunto.
  Il pinguino poverello ogni tanto mi guarda disperato, ché con ‘sta giornata primaverile sente parecchio caldo. Quindi si mette pancia all’aria e aspetta.
  «Vuoi un po’ di crema?», gli faccio.
Lui manco mi risponde.
  Ogni tanto un bimbo si avvicina e guardare il buffo animale ma io lo caccio senza pensarci due volte. Il pinguino è mio cazzo e l’ho fatto uscire da casa per un motivo specifico, mica come attrazione da baraccone. Non siamo su Realtime cristiddio.
  Una bimba si avvicina, spero tanto il pinguino la becchi, quasi quasi lo incito. Poi la riconosco. È la figlia della ragazza di cui mi sono follemente innamorato.
  Il cuore accelera il suo battito.
  Sudo.
La bimba accarezza il pinguino che subito apre il becco.
  «Lasciala stare. Lasciala stare ti prego, è la bimbetta della tipa. Non mangiarle la mano, so che proveresti un certo gusto nel farlo, ma questo non gioverebbe alla mia immagine. Fai il bravo.»
  Il pinguino chiude il grande becco e si mette a leggere un testo di aerodinamica spaziale.
  La bimba lo tocca.
  «Ciao bella bambina, sei sola?», chiedo con voce dolce.
SIGMUND FREUD: Bravo Dawson continua così. Osservatelo con che grazia manovra Elia, complimenti!
GRANDE PUFFO: Mi puffa ammetterlo ma lo psicologo qua c’ha ragione. Conquisti la marmocchia conquisti l’amore. È come con i cani no? L’uomo che sa stare con i bamboccini rimorchia sempre.
  «No», mi risponde, «sto con Mia…»
Un mondo di colori si spalanca improvviso ed il cuore si riempie di gioia.
GRANDE PUFFO: Ma che è? Cosa succede nella Stanza dei Bottoni?
MICHAIL BAKUNIN: Stanno volando tutti cuori! È terribile!
FEDERICO MOCCIA: Terribile? Guardate come le pareti si riempiono di frasi d’amore, come il rosso riempie ogni cosa! Che aria piena, viva, frizzante! Qui è sempre primavera!
E. L. JAMES (la tipa che ha scritto Cinquanta sfumature di grigio): Sì ma ‘no spazietto per la stanza dei giochi lo lasciamo vero?
  Eccola arrivare, la dolce Mia, futura sposa del sottoscritto.
  «Scusa», mi fa.
Ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh. Che voce melodiosa, soave, poetica. Sicuro farà la cantante.
  «Dì che siamo andati a Sanremo! Dillo dillo!», mi suggerisce Ganesh.
  «O a The Voice!», lo incalza Piero Pelù.
  «Vi sta importunando?»
Sicuro che è sposata. ‘Sto stronzetto sarà uno di quei belloni assurdi là.
SERGENTE HATMAN: Correte ai ripari, presto! Elia si sta demoralizzando! Sbrigatevi inutili sgorbi!
  ‘Sto testadicazzo…
CHARLES MANSON: Lasciate fare a me. Lo uccideremo piano, lentamente, facendolo soffrire. Gli faremo capire cosa si prova a mettersi contro il Mangiaboschi. Lo scuoieremo. Vivo. E con la sua pelle ci faremo una morsa, ops scusate, una borsa da regalare alla ragazza.
  «No guarda cioè… io, voglio dire, noi, il pinguino ed io. ‘Nsomma. Ci piacciono le ragazze. I bambini, ci piacciono i bambini. Anche le ragazze… tua figlia ecco…»
GRANDE PUFFO: No no no! Superstellino togliti subito dai comandi! Subito! Qui ci prende per un pedofilo!
  «Non… non è mia figlia…»
E il mondo intero si scioglie. Che ragazza d’oro! Che cuore grande! Avrà adottato la bambina in un orfanotrofio in Russia! La piccola sicuro sarà stata abbandonata dai genitori tossici davanti ad una chiesetta di periferia!
J. T. LEROY (che invece è quello di Ingannevole è il cuore più di ogni cosa): Avrà subito qualunque genere si sopruso! Un’infanzia distrutta con la madre prostituta e il padre violento! Elia, sei pronto per fare il papà?
  «Ma… è vero?», mi chiede la ragazza indicando il pinguino.
E qui l’animale ha un piccolo sussulto d’odio. Fortuna che non ha le ginocchia e da sdraiato fa parecchia difficoltà a muoversi.
  «Uh, lui? Sì sì, è il nostro animale guida. Cioè, da compagnia. Come un cane», sussurro. «Però non è un cane. Cioè, lo vedi no?»
  «Non è illegale avere un… pinguino?»
Adesso vaglielo a spiegare che sta a casa nostra per conquistare il mondo e che ha preso il bagno come base operativa.
  «Abbiamo un permesso speciale.»
Fortuna che scrivo e a dir cazzate sono un genio.
  «Andiamo…», dice la bambina.
CHARLES MANSON: Uccidiamola ‘sta mocciosa del cazzo!
  «Sì… allora ciao.»
E rimaniamo soli, il pinguino ed io, ad osservare l’amore scomparire oltre il parco.

LE INCREDIBILI TECNICHE DI RIMORCHIO DI ELIA MANGIABOSCHI (palesemente copiate da internet)
JAMES DEEN: Eccoci dunque giunti alla prima lezione de Le incredibili tecniche di rimorchio di Elia Mangiaboschi. L’adorato, povero in materia, può contare sull’aiuto di alcuni dei più grandi latin lover della storia umana.
BRAD PITT: Io.
DON GIOVANNI: Io.
JOHNNY DEEP: Io.
MR. GREY: Io.
MARLON BRANDO: Io.
DAWSON LEERY: Ed io.
  - Scegli il tipo di approccio che fa al caso tuo:
Indiretto puro
Indiretto
Semidiretto
Diretto
BRAD PITT: Ecco qui Elia potrebbe optare per un approccio semidiretto, con qualche ammiccamento. Proporre una cena in un ristornate di classe, come quel kebbabaro a piazza Vittorio che fa dei falafel da paura. Paro paro sì, per far vedere che è un tipo alternativo, un radical chic di sinistra che odia il bio.
  - Non cercare la frase d’approccio diretta:
DON GIOVANNI: Non è che ci andiamo a provare con la prima che capita. Siamo esigenti noialtri. Abbiamo gusto.
  - Sviluppa la tua parlantina;
JOHNNY DEEP: ‘Nsomma, fa un po’ come me no? I pirati dei Caraibi. Fai il fattone e il gioco è fatto. E poi diciamocelo, a Elia la parlantina non manca.
  - Cura il linguaggio del corpo;
MARLON BRANDO: Niente gambe accavallate, nessun tic, zero dita nel naso. E pure grattarsi il culo è vietato.
  - Non aver paura di farle capire cosa provi per lei;
DAWSON LEERY: Joey. La mia amata Joey. L’ho persa proprio così. Elia non commetterà il mio stesso errore.
  - Supera la tua ansia d’approccio;
MR. GREY: Zero ansie, zero problemi. So che l’adorato con l’ansia ci va a nozze, ma deve crescere una volta per tutte! Leghiamola la tipa, così capisce chi comanda.
  - Migliora il look;
JAMES DEEN: Niente pantaloni bucati, niente scarpe rotte, niente magliette dei tempi del liceo con l’alone sotto l’ascella, niente occhiali comprati alla bancarella, niente capelli spettinati, niente di tutto questo. Migliora il tuo look. Sportivo ma elegante. Casual.
  - Non fare l’amico;
DAWSON LEERY: Evabbè, qui mi ci hanno rimesso a me. Capisco capisco, bel senso dell’umorismo del cazzo, se posso.

  Bene. E’ fatta. ‘Mmazza che figurino. Co’ ‘sta giacchetta e la camicetta senza collo, tipo coreano no? Sembro veramente un divo del cinema. Pure la sigaretta penzoloni, colpo di classe. E lo sguardo, mio Dio che sguardo.
  Ci sono.
  Prendo la bici e corro al parco.

  Apro il libro.
  Eccola. Mi sorride un attimo, la bambina accanto.
Io non lo so veramente cosa mi prende, ma ogni volta che la vedo a me sale un’emozione che è una cosa assurda. Sempre. Quando la guardo insomma, mi pare di stare dentro un film, come se qualcuno avesse spruzzato una droga nell’aria. Mi sembra tutto nuovo e anche il verde delle foglie è più verde.
  Ecco, tipo, quando la vedo a me sembra quella sensazione lì no? Quella dei regali. Ma non quando scarti la carta, macché, il momento prima, l’euforia di quando sei bimbo e aspetti con impazienza il dono agognato. A me lei fa quest’effetto. ‘Sta roba qua. Mi sembra l’attesa del regalo. E’ adrenalina e voglia.
  Un colpo di fulmine mi sa.
Però se la vedo anche da lontano mi sento bene e non ho bisogno d’altro. Pure se ci sono mille indecisioni e  mi dico continuamente non fare il bambino, cresci! Non ci riesco mica.
  Cioè, non c’ho mai creduto al colpo di fulmine, ma a me sembra come se c’è una salita (o una discesa) ed io la guardo, ho questa visione di un altro me stesso in un altro mondo in un altro luogo; un altro me stesso che la osserva ogni giorno per giorni e giorni e giorni e con una scusa qualunque percorre la stessa strada solo per averla vicina.
  Non so cosa mi ha fatto ‘sta ragazza. Ma c’è qualcosa in lei che va oltre le apparenze, anche se poi la conoscerò e ci renderemo conto che siamo completamente diversi, che non ci azzecchiamo niente l’un con l’altra, a me giuro non importerà, perché mi basta guardarti per essere felice.
FEDERICO MOCCIA: Ohhhh, che bel discorso. Che grande amore.
  «Il pinguino oggi non te lo sei portato?»
  «Mi distrae…», dico col tono di chi ha capito tutto dalla vita, come mi ha consigliato Johnny Deep.
  «Ti piace leggere?»
Allargo il torace, mostrando sicurezza. «Sì, molto»
  «Anche a me».
  «Annusi la carta…»
  «Sempre, ogni volta che comincio un libro».
  «Lo faccio anche io, da quando ero bambino. Ho iniziato con i fumetti di Dylan Dog e non ho più smesso».
GRANDE PUFFO: Vabbè, mo non è che deve puffare tutti i cazzi nostri eh.
  «Adoro l’odore della carta».
Ecco, c’è quest’attimo di silenzio in cui ci guardiamo negli occhi che a me lascia totalmente spiazzato. Mi perdo, per un secondo soltanto, scoprendo nuove linee e nuove geometrie di perfezione, l’iride perfetto, le ciglia che si allungano, il contorno degli occhi che segue curve lontane, come se un artista avesse disegnato solo per me la perfezione del momento.
  Vorrei cristallizzarlo per sempre, il momento, e vivere nell’attimo per sempre.
GRANDE PUFFO: Per tutti i puffi, il ragazzo è andato! Facciamolo rinsavire presto, sta con ‘sta faccia da ebete a fissarla! Qui la tipa si spaventa! A Elia gli cola la bava Cristo!
  «Di dove sei?», domando.
  «Roma.»
  «Ah
  «Come sei provinciale», mi fa Ganesh, «adesso non è che se una c’ha i tratti orientali vuol dire che è orientale no? Classica mentalità bigotta italiana. Ci sei cascato Mangiaboschi, ci sei cascato. Sicuro sono dieci punti in meno nella scalata del successo».
  «I miei genitori sono indiani, ma io sono nata qui».
  «Infatti… non si sente l’accento…»
BRAD PITT: Noooo, questa no. E’ pessima cazzo.
  «Come ti chiami?»
  «Elia, tu?»
  «Mia», sorride.
Ed io di nuovo mi perdo in quel sorriso e mi trovo costretto in un romanzo rosa. Mi sudano le mani e mi rendo conto di aver conosciuto Emozione. Vorrei dirglielo, vorrei dire, «Tu per me sei Emozione», ma come posso farlo?
  «E la bimba?»
  «È la mia datrice di lavoro».
  «Cosa?»
  «Lo sapevo io che c’era una congiura di bambini, vogliono governare il mondo Elia, altro che il pinguino! Verrai ucciso per averci provato con una loro dipendente!», urla Ganesh.
  «Faccio la babysitter, quindi, da un certo punto di vista, lei è la mia datrice di lavoro.»
  «Non fa una piega».
  «E tu?»
Ecco, la figuraccia.
  «Potresti inventare una storia. Dì che sei un’astronauta in ferie, un sabotatore di edicole, un produttore di cibi liofilizzati, un importante scrittore che scrive sotto pseudonimo, un rivoluzionario in pensione, l’inventore del cellulare… un alieno! Ma ti prego, non dire che lavoro fai, non dirlo!», mi implora Ganesh.
  «Sono un impiegato, timbro pacchi e compilo scartoffie.»
  «Bello.»
  «No, orribile.»
  «Già…»
Mia ride.
E anche a me viene da ridere.
E ancora.
E ancora.
E allora anche la bimba, la sua datrice di lavoro, ride.
Così ridiamo tutti e tre.
E ridono pure le foglie e gli alberi.
E anche il sole ride.
E la Stanza dei Bottoni
GRANDE PUFFO: Il luogo da cui manovriamo Elia…
   …si riempie di risate.
FEDERICO MOCCIA: E di cuori.
  E improvvisamente tutto il mondo ride. Tutto quanto. E a noi non ci importa più di niente e di nessuno.
  Siamo soli sì.
  Nella nostra risata.
JAQUES PREVERT: I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno, essi sono altrove molto più lontano della notte…
Allora penso che sì, l’amore è un po’ così. Ti fa tornare bambino, ad essere felici per le cose stupide. Per le cazzate.
  E credo che anche a Mia io piaccio un pochino, perché quando le nostre bocche tornano serie e il respiro si fa regolare lei mi chiede, con gli occhi luminosi: «Andiamo a cena insieme questa sera?»  

  Il prossimo raccontino esce martedì 20 giugno...